"... Costruite con l'immaginazione una capanna nel deserto prima di costruire una casa dentro le mura delle città. Poichè come voi rincasate ad ogni crepuscolo, così fa anche il viandante che è in voi, il sempre lontano e solitario. La vostra casa è il vostro corpo ingrandito. Essa cresce nel sole e dorme nella quiete della notte; nè è priva di sogni.
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I vostri antenati, timorosi, vi radunarono insieme, troppo vicini l'uno all'altro. E quel timore ancora per poco durerà. Ancora per poco le vostre mura cittadine separeranno i vostri focolari dai vostri campi.
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In verità, la brama di benessere uccide la passione dell'anima e poi sogghigna alle sue esequie.
Ma voi, figli dell'aria, insonni del sonno, voi non sarete intrappolati nè domati. La vostra casa non sarà un'ancora, ma l'albero maestro. Non sarà l'epidermide smagliante che copre una ferita, ma una palpebra che protegge il suo occhio. Non ripiegherete le vostre ali per passare attraverso le porte, nè abbasserete le vostre teste per non urtare il soffitto, nè tratterrete il respiro per il timore che le mura scricchiolino e crollino.
Nè dimorerete in tombe fatte dai morti per i viventi.
E benchè magnifica e splendida, la vostra casa non custodirà i vostri segreti nè darà riparo ai vostri ardori. Poichè ciò che vi è in voi di illuminato abita nella casa del cielo, la cui porta è la nebbia del mattino, le cui finestre sono i canti e i silenzi della notte."
Tratto da "Il Profeta" di Kahlil Gibran
https://it.wikipedia.org/wiki/Khalil_Gibran
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