L'arrivo della mia stagione preferita, l'autunno, porta molte cose: giornate più fresche, sere più buie, la Natura che muta in caldi colori brillanti. Ma anche la necessità di ritirarsi in sè stessi, un rinchiudersi in casa e nella propria interiorità. Finite le pazze notti all'aperto, amori sull'erba nelle notti di luna, bevute e chiacchiere con gli amici fino a tarda sera. Si rientra: al lavoro, a scuola. A coltivare noi stessi. Ma non è indolore il passaggio. C'è chi come me, nonostante ami questa stagione più di tutte (caccia a parte) si "ammala". Senza rendersene conto, senza preavvisi. Ci si ritrova colmi di tristezza inspiegabile, di sconforto. Di insofferenza verso gli altri, a volte. una sorta di buio profondo che ci fa scivolare sì dentro noi stessi, ma lontano dagli altri e che non ci fa vedere nessuna via d'uscita. Un pozzo oscuro da cui non sai come uscire. "Eppure stai bene, no?" "Non hai nessun malanno fisic